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August 31, 2022
Cannabis: si può coltivare in Italia?
Il tema della legalizzazione della cannabis è molto scottante nel
nostro Paese, ed è stato nel febbraio del 2022 oggetto di
discussione per proporre un quesito referendario riguardo al suo
utilizzo al di fuori dello scopo terapeutico.
Ma qual è la situazione legale a proposito della coltivazione di
cannabis in Italia? Di seguito viene fatto il punto della
situazione.
Le regole sul possesso e la coltivazione di cannabis nel Bel Paese #
Al momento in Italia l’unico uso consentito della cannabis è quello sotto forma di farmaci: la vendita di farmaci a base di cannabinoidi è inoltre permessa esclusivamente sotto prescrizione medica; d’altra parte, invece, dopo il referendum abrogativo del 1993, l’uso ricreativo non costituisce più un reato penale, ma è comunque definito reato amministrativo e come tale punito in base alle disposizioni del prefetto in carica del luogo di residenza di chi consuma.
Allo stesso modo, è stato depenalizzata la coltivazione di quantità molto limitate di cannabis, con un pronunciamento del 2019 da parte della Corte di Cassazione.
Il DDL (decreto di legge) numero 242, emesso nel 2016, ha stabilito
un limite ben preciso per la vendita e la coltivazione della
cannabis cosiddetta light nel nostro Paese: la percentuale
di THC (principio attivo che genera effetti psicotropi) all’interno
del prodotto può essere compresa tra lo 0,2% e lo 0,5%.
Perché allora è stata legalizzata la produzione di cannabinoidi, se
una delle caratteristiche che li contraddistinguono deve essere
limitata? La risposta è semplice: grazie alle sue svariate proprietà
(soprattutto ansiolitiche,
analgesiche e rilassanti), la
marijuana può portare numerosi benefici.
Quali sono le dosi consentite per uso personale? #
L’uso personale è stato depenalizzato in Italia con un limite di detenzione di un massimo di 500 mg di principio attivo, sempre che si tratti di cannabis, marijuana e hashish. Il possesso costituisce però ancora un illecito amministrativo, almeno che non si tratti di cannabis light (limitata quindi nelle percentuali di THC come già citato sopra) e tracciabile. La legge infatti dice: “Non potrà essere punibile, ex art.75, il consumatore trovato in possesso di cannabis light dal momento che si tratta della posizione di un soggetto che fruisce liberamente di un bene lecito, risultando il limite dello 0,5% di THC la soglia sotto la quale la cannabis non ha effetti psicotropi rilevanti giuridicamente ai sensi del DPR 309/1990”.
Le aree grigie della legge sulla coltivazione di cannabis #
La legge sulla coltivazione di cannabis è molto ambigua: essa recita infatti che la coltivazione per uso esclusivo personale costituisce reato solo nel caso la pianta abbia al suo interno THC. Infatti il possesso di semi di canapa o piante prive del principio psicoattivo (denominata cannabis Sativa) è consentito dalla legge, poiché questo caso rientra nell’elenco dell’articolo 17 della Direttiva CE numero 53, stilato nel 2002. La direttiva stabilisce che nelle infiorescenze la percentuale di THC non può superare lo 0,5%, con una tolleranza massima che giunge fino allo 0,6%.
Per coloro che desiderano acquistare infiorescenze di canapa light, è importante fare attenzione alla provenienza dei semi di canapa, in modo da evitare rischi di incorrere in reati amministrativi. Ci sono diversi commercianti autorizzati che offrono semi certificati e tracciabili, che possono essere coltivati anche senza permessi rilasciati dalle autorità. Una volta coltivati, i fiori di queste piante sono legalmente vendibili, purché contengano una quantità di THC inferiore allo 0,5%. Per maggiori informazioni è possibile consultare questo sito sulla vendita di infiorescenze di canapa light.
Ciò non vuol dire che questa varietà di cannabis non sia efficace, anzi tutt’altro: la quasi totale assenza di THC è compensata dall’alta concentrazione di CBD, il cannabinoide “curativo” i cui benefici sono ben riconosciuti dalla comunità scientifica e medica di tutto il mondo. Per non correre rischi, il consiglio è quello di comprare semi di canapa esclusivamente da commercianti autorizzati, poiché in quel caso si può essere sicuri che essi siano certificati e quindi che si possano coltivare anche senza alcun permesso rilasciato dalle Forze dell’Ordine; inoltre, questi semi sono provvisti di codice di tracciabilità, così da poter stabilire con certezza la loro provenienza, garantendo anche la sicurezza del compratore e di chi usufruirà dei fiori della pianta di marijuana. Un altro piccolo consiglio è quello di conservare sempre scontrino e confezione dei semi acquistati, in modo che, se dovessero esserci dei controlli da parte delle Forze dell’Ordine, si è assolutamente tranquilli di non incorrere in nessun problema.
La Corte di Cassazione è a volte intervenuta in merito alla coltivazione di piante di cannabis con THC in una percentuale “fuori norma”: dapprima nel febbraio del 2021, stabilendo che non ci fosse rilevanza penale in una coltivazione di undici piante e in seguito, nel maggio dello stesso anno, è stata ammessa in un’altra sentenza la coltivazione di ben dodici piante, sebbene coltivate con tecniche rudimentali e senza “escamotage” per rafforzarne la produzione.
In parole povere: se si ha intenzione di coltivare cannabis, in Italia è consentito, senza limiti di quantità, purché sia nella sua varietà light, e soprattutto che i semi da piantare siano venduti da organi autorizzati; questo, secondo la legge, dovrebbe consentirvi di stare tranquilli su questa scelta.
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